The perfect gift (il regalo perfetto)
- tarzan-e-jane
- 11 dic 2016
- Tempo di lettura: 5 min
'Ed eccoci qui... anche quest'anno è arrivato il terribile momento. La scelta dei regali di Natale.
Ora, il significato del regalo di Natale lo abbiamo più o meno chiaro tutti, no? Al di là dell'aspetto consumistico, che porta alcune persone a vedere un assurdo legame di proporzionalità diretta tra il valore monetario del regalo e l'intensità del rapporto con la persona cui è destinato, si tratta in buona sostanza di un gesto per dimostrare interesse, legame e voglia di donare un ricordo di sè all'altra persona in modo che si ricordi di noi ogniqualvolta vedrà quell'oggetto.
È davvero tutto molto bello. Ma allora perché noi Tarzan siamo così allergici a questo 'rito'? Puntualmente arriviamo a metà dicembre e, nell'andare al lavoro la mattina, sentiamo lo speaker alla radio che ci ricorda impietosamente "mancano due settimane a Natale: siete in zona gialla per l'acquisto dei regali".
A quel punto parte nella nostra testa la musichetta che si sentiva in sottofondo in Star Wars quando usciva Lord Feder ("dan, dan, dadan, dan, da dan, dan, da dan...").
Compagna/moglie, amiche, amiche speciali, parenti, bambini dei parenti, bambini degli amici... Panico.
Ora, mentre alcuni di noi sono così fortunati da avere una compagna di vita cui delegare immantinente gran parte dell'onere regalifero, rimane il tremendo compito della scelta del ragalo per compagna/moglie e amiche.
Ma perché abbiamo questa riluttanza di fondo a compiere un gesto che, alla fin fine, è bello?
Chiediamoci a questo punto: perché tra noi Tarzan il 'rito' del regalo di Natale tra amici è pressoché inesistente?
Diciamocelo, proviamo un leggero imbarazzo a fare un regalo ad un nostro amico, lo stesso imbarazzo che proviamo nel dirgli "ti voglio bene", cosa che, con le amiche, non avviene. Ma perché?
Io credo si stia parlando sempre di insicurezza di fondo. L'insicurezza ci fa temere di essere considerati 'deboli' se mostriamo i nostri sentimenti. Abbiamo il timore che l'amico possa considerarci un 'pappamolla' o un 'sentimentalotto', quando, in realtà, ricevere un regalo di Natale da un nostro amico ci farebbe solo che piacere e rafforzerebbe il legame, ma la maschera sociale che ognuno di noi, volente o nolente, continua purtroppo ad indossare sembra essere inamovibile.
Certo, con le amiche è diverso: l'amica è una donna, con l'amica non hai paura di mostrarti sensibile o debole, anzi.... sai che la donna apprezza, comprende ed è maggiormente in sintonia mentale con le persone che riescono a manifestare le proprie emozioni, perché lei stessa è così e soprattutto la donna tende ad apprezzare maggiormente l'autenticità dell'apertura sentimentale, molto più dell'uomo, che si fa scudo della maschera sociale per non esporsi. Eppure anche con le amiche il regalo di Natale è 'difficoltoso'.
In definitiva, quindi, forse si può dire che l'avversione al regalo di Natale da parte di noi Tarzan sia legata in qualche modo ad un concetto di finta-praticità: "sai cosa provo per te e quindi che bisogno c'è che mi esponga dicendotelo o dimostrandotelo con un regalo?". La finta-praticità credo sia un po' la scusa principe del Tarzan medio per l'insicurezza che prova nell'esprimere completamente il suo mondo interiore, che, credetemi, non è molto meno complesso e articolato di quello di voi Jane.
Anche questa volta, quindi, mi ritrovo ad impattare frontalmente con quello che sembra essere un ricorrente ostacolo comunicativo tra la parte della capanna di Jane e quella di Tarzan: la difficoltà di collegamento del Tarzan medio tra la propria sfera emotiva e il mondo esterno.
Davvero abbiamo un bisogno così disperato di essere socialmente accettati tanto da accettare di vivere all'interno di schemi predefiniti di maschere di genere e ruolo sacrificando l'universo che scaturirebbe dalla condivisione della nostra autenticità interiore con quella delle persone che ci stanno accanto?
Mi sovviene una frase della canzone Subterranean Homesick Alien dei Radiohead ("Ok computer" - Parlophone 1997):
"up above/ aliens hover / making home movies / for the folks back home / of all these wierd creatures / who lock up their spirits / drill holes in themselves / and live for their secrets / they're all up-tight"
(trad.: "sopra di me / girano gli alieni / e fanno i loro video / da far vedere agli amici / di tutte queste strane creature che imprigionano il loro spirito / scavano buchi dentro se stessi / e vivono dei loro segreti / sono tutti così tesi").'
Tarzan
'Seppur io detesti questa stagione (ho sempre pensato di essere un animale estivo ed ogni inverno che passa ne ho la conferma) devo ammettere che la parentesi Natalizia riesce a scaldare anche il mio cuore infreddolito.
Fatta questa premessa, il fascino del Natale è qualcosa di magico, forse oggi meno per il suo spirito religioso e più per l'atmosfera che sa regalare a grandi e piccini.
Potrebbe quasi sembrare l'inizio di una campagna pubblicitaria che incita alla corsa per i regali: "Grandi e piccini con cuori da bambini, scegliete con cura i vostri regalini."
La situazione perfetta dove tutti noi, e non escludo nessuno, ci sentiamo tranquilli e privi di ansia nell'acquistare i regali di Natale è probabilmente quando i mandanti sono i figli, perché la fonte unica di salvezza è rappresentata dalla leggendaria letterina di Babbo Natale.
Le cose si fanno un po’ più difficili quando dobbiamo pensare a un presente per le altre categorie di persone. Non vi nego che mi piacerebbe poter scrivere una letterina tutta mia anche alla mia età, seppur le richieste sarebbero ben diverse rispetto a quelle di 20-30-40 anni fa (ottimo modo per non svelare quando sono nata), ma poi mi viene in mente la faccia che qualsiasi marito, compagno, amante, parente, amico, amico speciale farebbe!
Come dici tu, mio caro Tarzan, noi Jane abbiamo una predisposizione maggiore quando si tratta di scambiare dei doni con le amiche. E’ sicuramente una cosa più naturale, anzi spesso diventa proprio un rituale. Scegliamo un momento tutto nostro, un caffè, un pomeriggio, una cioccolata calda, un bicchiere di vino, una cena, e ci ritroviamo ognuna con pacchettino alla mano, spesso scelto con estrema attenzione, a scambiarci gli auguri e a ricordarci quanto ci vogliamo bene.
Come dici tu non è il regalo in sé a indicare l’intensità del rapporto, è il gesto, il momento che condividiamo, è un modo per dire “ho pensato a te e ti dono questo oggetto perché è come se ti concedessi un pezzettino di me stessa”. Ma ti assicuro che non con tutti è così, per questo odio i regali di facciata e, crescendo, ho imparato a non ricadere più in questo inganno.
Se chi riceve il regalo è invece il nostro compagno, marito, anche noi ci facciamo qualche scrupolo in più, forse per la paura di deludere, forse perché vorremmo sempre essere “all’altezza” con doni sorprendenti, cosa che invece non accade con le amiche.
E i nostri amici maschi? In questo caso noi signorine Jane sfoderiamo le abilità migliori: scegliere un regalo che rappresenti l’affetto, il legame che ci unisce ad un essere di sesso opposto che, però, non rientra nella sfera sentimentale dei rapporti amorosi. Qui siamo veramente brave, perché sappiamo che, probabilmente, se il nostro dono non sarà proprio così gradito, ci ritroveremo a ridere con il Tarzan in questione, senza timore di non essere accettate.
Certo, in un mondo perfetto l’argomento regalo di Natale non dovrebbe essere così importante, dovremmo essere tutti uniti dal vero spirito del periodo.
Ma quel’è veramente questo spirito? Siamo proprio sicuri di conoscerlo? Il vero spirito è solo quello che ognuno di noi gli attribuisce, perché non esiste un modo giusto e comune di vivere questo periodo dell’anno. Ciò che conta è come lo sentiamo e lo viviamo personalmente, dai regali a tutto il resto.
Citazione: Voi date ben poco quando date dei vostri beni. E’ quando date voi stessi che date davvero. (Khalil Gibran)'
Jane
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