Il leone e la gazzella moderni
- tarzan-e-jane
- 6 gen 2017
- Tempo di lettura: 4 min

'A chi di noi non è mai successo? Ci si trova in un gruppo di persone nuove e, molto spesso, ci si imbatte in una persona competitiva. A me capita spesso ed ho osservato che, in genere, il competitivo ha dei comportamenti ricorrenti.
Vi dico la verità, mi diverte osservare il riproporsi di schemi sociali definiti e dinamiche relazionali prestabilite. Ed è difficile non divertirsi, vi dirò. Provateci anche voi: vi renderete conto che la persona competitiva ha alcuni comportamenti tipici e, una volta individuati, quando conoscerete l'ennesima persona di siffatta natura inizierete ad osservarla con occhi diversi. Occhi divertiti, perché vi sembrerà evidente che la persona starà ripercorrendo il solito schema; la vedrete a tutti gli effetti come una persona che cerca di improvvisarsi attore recitando un copione nell'intento di avere l'attestato di 'persona vincente' e, a quel punto, difficilmente tratterrete un sorriso.
Divertente.
Siamo animali, è inutile girarci attorno, lo siamo. Ancora. Pensandoci, quando eravamo ancora allo stato 'brado', quando cioè il primo obiettivo quotidiano della nostra esistenza era sopravvivere ed accoppiarci, lo scopo della nostra vita era chiarissimo. Cos'è successo nel momento in cui la sopravvivenza quotidiana ha cessato di essere il nostro primo obiettivo (perché, per fortuna, a noi non manca certo il cibo)? Forse abbiamo dovuto trovarci altri obiettivi, magari per dare un senso alla nostra esistenza.
A volte mi sembra che ognuno di noi vada alla disperata ricerca di un'identità personale, di un qualcosa che lo renda diverso dagli altri e, spesso, non perché quel qualcosa sia effettivamente diverso, ma per il fatto stesso di sentirsi diversi, unici. E allora eccoci a scoprirci scrittori, poeti, pensatori, musicisti, imprenditori, filosofi, appassionati di uno sport, opinionisti, pittori, sommelier, esperti di cucina, di fotografia, di cinema o di qualunque altra cosa ci faccia sentire un po' al di fuori della gente considerata 'comune' (cosa che porta al paradosso, perché, se tutti sono speciali, diventa diverso anche chi era considerato normale). All'interno di questo bisogno di unicità credo si collochi anche il competitivo. Ho come l'impressione, tuttavia, che il competitivo sia una delle forme intellettualmente meno evolute della ricerca di unicità.
Pensateci: il competitivo è più ricco (quindi vita agiata e priva di rischi - istinto di autoconservazione), mangia in ristoranti costosi (bisogno primario di cibo), ha più donne degli altri (istinto riproduttivo), è socialmente ammirato (...siamo pur sempre animali sociali e chi è più sociale è considerato vincente), sa sempre più cose di noi e soprattutto esterna la sua presunta superiorità (bisogno di essere riconosciuto come individuo dominante, quindi soddisfacimento del bisogno di unicità).
Non posso fare a meno di paragonare il profilo del competitivo con le persone che competitive proprio non lo sono. Ho notato che, spesso (ma non sempre), queste ultime hanno trovato la loro identità in una consapevolezza interiore raggiunta per mezzo di profondi percorsi di maturazione emotiva, culturale e di pensiero attraverso interessi o passioni specifiche (citati poc'anzi).
Da tutto questo, cosa ne esce? Beh, un quadro tutto sommato ironico, se ci pensate. Il comportamento del competitivo, di fatto, mi sembra l'ostentare il super-soddisfacimento da parte sua dei bisogni animali primari. Il comportamento della persona non competitiva (se così vogliamo chiamarla) mi sembra l'esatto contrario: il più delle volte è il mantenimento di un profilo sociale estremamente basso per la consapevolezza della reazione che avrebbe il competitivo se dovesse sentirsi messo in discussione in una qualsiasi delle sue virtù.
In definitiva, l'immagine di questo articolo (scelta in maniera estremamente arguta dalla cara Jane) ben rappresenta la situazione: facciamo a gara seguendo il nostro istinto animale di caccia quando siamo già sazi.
Ma, alla fine, a livello evolutivo siamo proprio sicuri che il competitivo sia il leone e il non competitivo la gazzella?'
Tarzan
'Quando mi ritrovo all’interno di un gruppo di persone, soprattutto se si tratta di nuove conoscenze, una delle cose che mi viene più spontaneo fare è osservarle, e non parlo di quello scrutare guardingo e dubbioso tipico di chi si domanda “ma che personaggio ho di fronte a me?”, ma dell’esplorare l’essere umano e i suoi comportamenti, le sue movenze, la cadenza della voce e, cosa più importante, la capacità di attirare la mia attenzione.
Il competitivo? E’ quasi sempre una figura ricorrente. Non la definirei “leader”, anzi spesso il leader di un gruppo è proprio il meno competitivo, ma piuttosto quello che necessita di esternare le proprie capacità, abilità, punti di forza o presunti tali.
C’è chi è dotato di una naturale propensione al “brillare” all’interno di un gruppo e, bisogna ammetterlo, molto è dovuto al proprio sapere, alle esperienze di vita, alla cultura generale, allo charme, all’energia che una persona è in grado di generare e trasmettere al prossimo.
Poi c’è chi, al contrario, ostenta determinate caratteristiche personali proprio per, come dici tu caro amico Tarzan, risultare vincente rischiando invece di sembrare ridicolo, antipatico o più semplicemente un insicuro.
Chiariamoci, siamo dotati di incredibili capacità, chi più chi meno, e tanto di cappello a chi sfrutta tali abilità o inclinazioni per raggiungere obiettivi personali: studiare musica, filosofia, letteratura, astronomia, appassionarsi di sport, fotografia, cucina e quant’altro, non solo per sentirci unici e diversi ma per accrescere, come hai scritto tu, la nostra identità personale. Dove c’è da imparare perché non farlo… L’errore del competitivo malsano, e permettetemi questa definizione forse inappropriata, è quello di voler sembrare a tutti i costi meglio dell’altro, di prevaricare sui propri simili esternando una superiorità irritante, vedi il ripetersi nel linguaggio delle parole: io sono, io faccio, io ritengo, io ho, io non sbaglio, io ho ragione, io…io…io..io… Un po’ di sana competizione non guasta, ma esagerare è sempre rischioso, rischiamo cioè di apparire ciò che in realtà non siamo.
Tu Tarzan hai portato l’esempio dell’uomo primitivo e della sua necessità di “primeggiare” per la sopravvivenza e come gli animali, per parafrasare il competitivo e il non competitivo, il leone e la gazzella… Non so spiegarti il perché, ma a me invece l’immagine che è apparsa immediata mentre scrivevo queste righe è quella di una coppia di trichechi che lotta sulla spiaggia per la conquista della propria donna… Ma non siamo animali e per primeggiare o conquistare non abbiamo bisogno né della forza né della fuga. Siamo dotati di intelletto. Sfruttiamolo. Usiamolo anche per capire e riconoscere chi vincente lo sarà sempre e comunque senza bisogno di ostentare nulla, sorridiamo a chi si sente soddisfatto solo esternando all’eccesso tali ipotetiche virtù e, ogni tanto, sentiamoci superiori anche noi, ma sempre e solo “a noi stessi”.'
Jane
Cit. “Non cerco di ballare meglio di chiunque altro. Cerco solo di ballare meglio di me stesso”. - Mikhail Baryshnikov
Post recenti
Mostra tuttiCari lettori, vi avvisiamo che ci siamo trasferiti su un nuovo sito: questo sarà disattivato. Troverete tutti gli articoli (vecchi e...
コメント