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I buoni (e non solo) propositi

  • tarzan-e-jane
  • 30 dic 2016
  • Tempo di lettura: 4 min


“Così presi una grande decisione: mi dovevo assicurare di non ritrovarmi l'anno prossimo, mezza ubriaca, ad ascoltare FM nostalgia, e canzoni più belle per gli ultra trentenni. Decisi di riprendere in mano la mia vita e cominciai un diario in cui scrivere tutta la verità su Bridget Jones, nient'altro che la verità. Decisione n. 1: ovviamente perdere 10 kg. Decisione n. 2: mettere sempre a lavare le mutande della sera prima. Ugualmente importante trovare un ragazzo dolce, carino con cui uscire, evitando di provare attrazione romantico-morbosa per nessuno dei seguenti soggetti: alcolizzati, maniaci del lavoro, fobici dei rapporti seri, guardoni, megalomani, impotenti sentimentali o pervertiti. Soprattutto non fantasticare su una persona che incarna tutti questi aspetti”. Tratto da “Il diario di Bridget Jones” (titolo originale "Bridget Jones's Diary", Universal Pictures, 2001).


'Un inizio un po’ insolito, lo so, ma nulla è mai a caso in quello che faccio, o meglio, in quello che scrivo. L’anno sta per finire e chi più chi meno si ritrova a fare un bilancio dell’anno passato ed è proprio questo il momento più appropriato per “i buoni propositi per l’anno nuovo”.

Eccoci intenti a capire cosa vorremmo cambiare, cosa vorremmo fare, cosa ci proponiamo di non ripetere e cosa siamo convinti accadrà per nostra volontà: le nostre buone, e perché no anche cattive, intenzioni.

C’è chi pensa di realizzare il sogno tenuto troppo nel cassetto: un corso, un viaggio, l’acquisto di un oggetto particolare, magari costoso e qui si resta più sul materiale.

Poi c’è chi aspira ad essere più “egoista” o “altruista” verso il prossimo, chi si decide a fare finalmente della sana attività sportiva, c’è chi programma un matrimonio o mette in cantiere un figlio, chi un cambio di lavoro, chi vorrebbe ritrovare se stesso attraverso le strade più svariate (aggiungerei a volte anche immaginarie). E ancora, chi decide di chiudere un rapporto d’amore, amicizia, parentela, di tagliare i ponti con qualcuno o con qualcosa o chi desidera riallacciare tali rapporti. Credo che almeno l’80 per cento della popolazione, dai teenager agli anziani (i bambini sono ancora esenti da tutto questo pensare) tra un paio di giorni pronuncerà la fatidica frase “Ah, ma l’anno prossimo..!” puntini, puntini. Poi cosa succede? Manteniamo veramente quello che ci ripromettiamo? Quanto siamo capaci di realizzare, nel bene e nel male, quelli che sono i nostri intenti? E’ un modo per metterci alla prova? Per dire posso fare e posso avere di più? Sono in grado di? Una maniera di sentirci più vivi? Cosa ci spinge veramente a spalancare occhi mente e cuore ai cambiamenti, alle novità proprio in questo periodo?

Che sia perché, da sempre, la fine di un anno segna sì qualcosa che si chiude ma, essendo immediatamente seguita dall’inizio del nuovo, ci da la possibilità di fantasticare su un “nuovo inizio”? Ogni tanto me lo domando. Forse è proprio di questo che sentiamo il bisogno.'

Jane



'Già... i buoni propositi.... il momento in cui, all'ennesimo renderci conto di un nostro limite/problema/desiderio di miglioramento, decidiamo di reagire. O meglio, decidiamo di pensare a reagire.

Sì perché, lo sappiamo bene, il passo successivo è la pianificazione dell'azione da intraprendere per attuare la reazione, che, ahinoi, spesso è il momento in cui il processo di cambiamento si ferma.


Sapete, sono convinto che l'essere umano abbia una straordinaria capacità di adattamento: non solo all'ambiente circostante, ma anche alle situazioni emotive. È questa caratteristica che ci consente, il più delle volte, di sostenere a lungo situazioni difficili.


Il rovescio della medaglia di questo nostro adattamento evolutivo, però, è proprio la difficoltà di reazione ad una situazione di disagio nel momento in cui si protrae per un certo tempo, sufficiente a farci adattare ad essa. In quest'ottica pare più facile reagire immediatamente al verificarsi della situazione che farlo una volta che ci siamo adattati alla situazione stessa.


Ci sono tuttavia dei momenti che, culturalmente, rappresentano per noi un benchmark, in qualche modo un momento di confronto tra noi stessi e gli altri, tra quello che siamo e quello che vorremmo essere, tra quello che siamo e quello che siamo stati: l'anno che termina, il compimento del quarantesimo anno di età, la fine delle scuole superiori sono solo alcuni di questi momenti, in occasione dei quali molti di noi fanno 'i conti con se stessi'.


Sapete, non ho mai creduto molto in questa cosa.


Intendiamoci, tracciare una linea, fare un bilancio e intraprendere azioni correttive credo sia sempre positivo. Trovo tuttavia che dovremmo fare lo sforzo di non attendere per forza un momento preciso. È un po' giapponese come modo di pensare (c.f.r. kaizen - la rivoluzione sta nel pensare la rivoluzione non come cambiamento rapido e drastico ma come un costante piccolo miglioramento quotidiano).

Dovremmo sforzarci di intendere il cambiamento nelle nostre vite non come un evento di discontinuità, ma come una costante nel nostro vissuto quotidiano.

Questo chiaramente comporta concepire il cambiamento come un piccolo passettino fatto ogni giorno verso la nostra felicità piuttosto che la 'comodità mentale' di posticipare l'inizio del cambiamento ad un qualche simbolo temporale (p.es. il nuovo anno) ed immaginarlo come un grande balzo. Alla fine, perché il primo giorno dell'anno dovrebbe essere diverso da un qualsiasi altro giorno, tanto da meritare l'investitura a 'primo giorno del cambiamento'? La realtà è che l'importanza di quel giorno è pari a quella di qualunque altro giorno della nostra vita. Sì, anche a quella di oggi!


Essere colui che posa quotidianamente una piccola mattonella sul sentiero verso la nostra felicità... è molto più facile raggiungere obiettivi un po' per volta che non rivoluzionare drasticamente (...e con successo) la propria vita.'


"Le due principali regole che stanno alla base della vita stessa sono:

1. Il cambiamento è inevitabile.

2. Tutti cercano di resistere al cambiamento." [cit. W.E. Deming]


Tarzan


 
 
 

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